Driver l’imprendibile: il fascino del male a suon di motori
A cura di: Imma Di Tella
I cattivi si sà, affascinano, attraggono, si fa addirittura il tifo per loro. Ma perché? Forse perché esorcizziamo su di loro quello che i nostri desideri inconsci non potrebbero mai avere? Forse perché ci immedesimiamo in loro? O forse perché vorremmo essere come loro?
Vuoi o non vuoi il personaggio “cattivo” ci piace.
Walter hill ce lo sbatte in faccia con driver l’imprendibile che vede come protagonista un abile guidatore che fa da autista su commissione a dei rapinatori. Una pellicola di 1 ora e 31 di pura adrenalina. I suoi punti di forza sono sicuramente le scene degli inseguimenti e la caratterizzazione dei personaggi.
Per quanto riguarda le sequenze vediamo rapidissimi stacchi di inquadrature che vengono sorrette da una musica di trombe stridule come le ruote sull’asfalto, ottenendo così scene dense di pathos e suspense.
Per quanto riguarda i personaggi abbiamo un’interessante ambivalenza tra pilota e detective. 2 facce della stessa medaglia. Apparentemente i ruoli sociali del poliziotto buono e del malvivente cattivo sono rispettati ma sfumano l’uno dentro l’altro. È proprio nel loro rapporto che l’aspetto psicologico dei due è più interessante. Entrambi sono alla ricerca di rivalsa sociale e soprattutto vogliono dimostrare qualcosa a loro stessi e all’altro. In una caccia al “ladro” o al pilota, in questo caso, che diventa per il detective lo scopo della vita e per il pilota, la vita stessa.
Driver forse è il film che ha dato il via ad questo genere molto fortunato, pensiamo a driver con Ryan Gosling, alla saga di fast and furious o ancora a baby driver con Ansel Egoth. Tanti registi si sono interessati al tema ed ognuno di loro lo ha fatto in modo più o meno diverso. Hill forse è quello che ci è riuscito meglio trasformando un tema apparentemente banale in un’opera densa di pathos e adrenalina a suon di motori.