Il Tempio di Hama(e/s) presso Torre San Severino

Il Tempio di Hama(e/s) presso Torre San Severino

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

Il Tempio regionale campano di Hama(e/s) presso Torre San Severino risultava dedicato a Cibele (greco: Κυβέλη – Kybelē; latino: Cibelis) antica divinità anatolica, venerata come Grande Madre Idea (dal monte Ida presso Troia), dea della natura, degli animali (Potnia Theron) e dei luoghi selvatici. Divinità ambivalente, simboleggiava la forza creatrice e distruttrice della Natura.

Il culto della dea Cibele fu portato dai greci nel VIII a.C.( numerose iscrizioni cumane riferite alla Matris Magnae). Il culto si diffuse presto tra le popolazioni limitrofe di Cuma, anche Capuani e Sanniti la venerarono con tutti gli onori. Ad Hamae, ogni anno si organizzava la festa solenne, della durata di tre giorni. Nell’occasione arrivavano fedeli della divinità da tutte le popolazioni della Campania. La festa prevedeva invocazioni mediante canti al ritmo di cembali e tamburi, e allo scadere dell’ultimo giorno, il compimento di riti sacrificali. Ad introdurla presso i Romani fu la consultazione dei libri sibillini che questi fecero nel 205 a.C.

La Sibilla Cumana, nel momento cruciale della seconda guerra punica contro i Cartaginesi, disse di portare a Roma come auspicio per la vittoria, la pietra nera della Madre degli Dei, conservata in Asia Minore, presso i Frigi dell’Anatolia. Al suo arrivo a Roma, fu accolta da Publio Cornelio Scipione Nasica, cugino dell’Africano, considerato uomo dotato delle massime virtù.

Cibele viene generalmente raffigurata seduta sul trono o sul carro trainato da due leoni. Sul capo ha una corona a forma di torre. I due leoni rappresentano i personaggi mitologici di Melanione e Atalanta, trasformati in leoni da Zeus e condannati a trascinare il carro della dea come punizione per aver profanato un tempio di quest’ultima. In alcuni vasi ritrovati tra Cuma e Liternum, appaiono dei musici ambulanti detti “metragyrtai“, probabilmente alludono al culto della dea Cibele. Una lapide rinvenuta a Liternum negli scavi del 1857,negli ultimi anni ingiustamente sottovalutata, farebbe presumere che le sacerdotesse che officiavano il culto provenissero dai territori di Liternum “SACERDOS MATRIS DEUM HAMAS CONDIT“.

Leggo e rispetto le considerazioni fatte da archeologi contemporanei, resto però fermo a quanto riportato da Amedeo Maiuri, in Saggi di varia antichità del 1945, riguardo il collegamento tra la lapide ed il tempio di Hamas:

<<culto dunque della veneranda Cibele : ed ecco spiegato il Campanis omnibus statum sacrificium ad Hamas e il nocturnum erat sacrum, ita ut ante mediam noctem compleretur”. Il culto della dea Cibele, lo si ritrova descritto dettagliatamente nei versi di Catullo (63,1-36): “Bando agli indugi pigri del pensiero: correte insieme, seguitemial tempio frigio di Cibele, ai boschi frigi della dea,dove risuona la voce dei cembali, dove rimbombano i timpani,dove il flautista frigio emette cupi suoni dalla canna ricurva, dove le Menadi coronate d’edera agitano con forza il capo,dove esse celebrano le sacre orge con squillanti ululati,dove di solito volteggia l’errabondo corteo della dea,dove ci conviene andare veloci con impetuose danze>>.

da “Saggi di varia antichità” di Amedeo Maiuri

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Veduta del parco archeologico dei Campi Flegrei – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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