La conquista normanna della Calabria

La conquista normanna della Calabria

RUBRICA – I NORMANNI IN CALABRIA

(a cura di Antonio Ciappina)

La conquista della Calabria avvenne ad opera di Roberto “il Guiscardo“, uno dei sette figli di Tancredi D’Altavilla, conte di Hauteville-La Guichard; inizialmente si trattava solamente di atti di brigantaggio volti a mantenere i suoi cavalieri.

Arrivato in Italia tra il 1046 e il 1047 Roberto raggiunse i fratellastri Guglielmo “Braccio di Ferro“, Drogone e Umfredo ed insieme con i fratelli ricoprì il ruolo di cavaliere mercenario presso principi bizantini e longobardi. Il Guiscardo – sinonimo di “astuto” – arrivato in Calabria si stanziò nella Piana di Sibari, precisamente a Scribla, e poi si spostò sul colle di San Marco dove fondò una torre. Le imprese militari di Roberto assunsero un ruolo fondamentale quando nel 1057 ereditò dal fratello Umfredo il titolo di conte di Puglia e Calabria.

Il Guiscardo si impadronì di molte fortezze e ne costruì altre in zone strategiche per controllare la strada che collega la Lucania e il Bruzio, tra il 1054 e il 1065 conquistò diverse città come Bisignano, San Marco Argentano, Cosenza, Nicastro, Miletto ecc.

Nel 1056 i fratelli D’Altavilla attuarono un piano di conquista della regione coordinando tutto da San Marco Argentaro, assediando i castelli longobardi e bizantini dell’area cosentina conquistando Catanzaro. Dopo la conquista di Reggio di Calabria nel 1059, capitale del thema bizantino di Calabria, Roberto inviò il fratello a perfezionare la conquista della regione è l’unica città che resistette in un primo momento fu Squillace (ma alla fine si arrese). Terminata la conquista di Reggio Roberto il Guiscardo mantenne la signoria  mentre il fratello Ruggero assunse la carica di conte di Calabria, i due fratelli si spartirono la regione attraverso il trattato di Scalea.

© Testo di Antonio Ciappina
In copertina: Particolare di un’incisione d’epoca con Roberto il Guiscardo ed il fratello Riggero I – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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