Le antiche porte di Aversa
RUBRICA – FOLCLORE AVERSANO
Ancora all’inizio del XIX sec. erano visibili ad Aversa le antiche porte medievali, una stratificazione di passaggi nelle varie cinte murarie, che si era sviluppata nei secoli tra edificazioni, distruzioni, ampliamenti e rifacimenti. Fino all’Ottocento, ma anche fino agli inizi del XX sec., sopravvivono parti di murazioni, porte minori (è il caso di Porta Carrese in Via San Girolamo i cui resti sono regolarmente inclusi nella facciata di un palazzo, il cui impianto si data proprio all’XI sec.) e rivellini, spesso incorporati in edifici privati.
C’è da dire che, fungevano da punto nevralgico, quattro Porte, una in prossimità della Piazza di San Domenico, dalla quale si dipartiva la strada di collegamento con l’antica Via Cumana, un’altra in corrispondenza del quadrivio caratterizzato dalle due chiese di Santa Maria del Popolo e delle Cappuccinelle, la terza nel punto di convergenza dell’arteria di raccordo con la Via Atellana. Di un’altra Porta, invece, è possibile riconoscerne i resti in un androne di un palazzo in Via Santa Marta. Importanti ingressi erano quelli di Sant’Andrea (in corrispondenza di Via Seggio) verso il Mercato del Sabato che, distaccandosi dall’area napoletana, collegava la città con i casali dell’agro orientale, ed era custodita dai nobili del Seggio di Sant’Antonio, di San Giovanni (la sola Porta superstite), Intoreglia, aperta dagli angioini accanto alla Chiesa del Carminiello in prossimità della Chiesa di San Francesco di Paola (attuale O.P.G.), di Santa Maria, anticamente detta del borgo di San Biagio, del Mercato Vecchio o arco di mezzo (detto così per essersi trovato al centro, in mezzo, tra quella di Capua e quella di Napoli dopo la costruzione di quest’ultima), di San Nicola (del borgo di Sant’Agata) distrutta all’indomani del 1760, la Porta di Capua o di Moccia (poi detta Russo), Portanova (con l’omonimo borgo), nell’area che venne occupata, poi, dalla Chiesa della Trinità con l’annesso ospedale dei pellegrini, che collegava la città con i casali meridionali. Molti, invece, ipotizzano che la suddetta Portanova cadesse più precisamente in prossimità della Cappella Argo (Santa Maria della Pietà), già dei Martucci e poi dei Lombardi. Per quanto riguarda la Porta Napoli (Arco dell’Annunziata), risulta essere quindi il tentativo di unificare la “Città murata” segnando il rinnovato limite meridionale della città, conseguente alla nascita del quartiere Lemitone. Per quanto riguarda la Porta di Capua, si conserva una nota del sindaco datata 19 Maggio 1840, dalla quale si avvertono già gli echi della demolizione.
Per le notizie che riguardano la Porta del Mercato Vecchio, resta un atto del notaio Francesco Romano del 13 Gennaio 1835, dove si legge che il signor Raffaele Lucarelli nella qualità di Sindaco di Aversa, asserisce che: <<nell’occasione di aver avuto la visita del Ministro degli Interni, dispose che fosse demolito l’arco di fabbrica cosi detto di “mezzo“ sulla Strada Consolare che non poco la sfreggia…>>. Sempre lo storiografo aversano Gaetano Parente, ci ricorda che anche la Porta di San Biagio (anticamente di San Sebastiano), sarà abbattuta intorno all’anno 1840. Purtroppo, però, la ricerca relativa agli atti di demolizione della Porta di San Biagio non è stata fortunata come quella per le altre due già citate.
© Testo di Luigi Cipullo
In copertina: Antica incisione della Città di Aversa del XVI sec. – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).