Le reliquie smarrite della Santa patrona
RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA
Santa Giuliana, celebrata il 16 Febbraio (Iulianiae Virginis e Martiris Cumis in Campania translatio). Protettrice compatrona di Cuma fino alla sua distruzione, successivamente di Giugliano dal 1207 al 1526. I sinassari bizantini, la commemorano invece al 21 Dicembre, con una notizia che è un riassunto di una Passio rimasta inedita.
Una festa della Santa, molto solenne, era celebrata dai Greci in tal giorno in una cappella a lei dedicata presso la chiesa di Santa Eufemia nella Costantinopoli Cristiana (acta sanctorum bollandisti). Nel Martirologio Geronimiano, si ritrova la sua memoria al 13 e al 16 Febbraio. La memoria del 13, che secondo i manoscritti si legge Giuliana, Giugliana o Giuliano, ha dato origine all’immaginario Giuliano, martire di Lione del Martirologio Romano, celebrato nello stesso giorno. Quest’ultima fonte, però, al 16 Febbraio commemora più giustamente Giuliana, martire di Nicomedia.
Menzionano la sua traslazione in Campania: sia il Martirologio di Beda, sia quelli di Floro e di Adone. Secondo il testo delle Passiones, Giuliana era la sola della sua famiglia ad appartenere alla religione cristiana e suo padre Africano era seguace zelante delle divinità pagane. Promessa in matrimonio a un pagano di nome Evilasio, essa dichiarò dapprima che avrebbe sposato solo il Prefetto della città. Avveratasi questa condizione, ne pose un’altra ancora più importante, ella non voleva sposare un pagano. Evilasio, allora, irritato dalle esigenze della giovane la fece comparire davanti al tribunale. Niente riuscí a farla ritornare sulla sua decisione, né i tormenti, né la prigione. Santa Giuliana, fu condannata alla decapitazione, consumando cosí il suo martirio.
Ciò avveniva al tempo di Massimiano, quindi verso il 305. Il suo corpo fu prelevato da una matrona romana di nome Sofia per essere trasportato nella Capitale dell’impero. Una forte tempesta all’arrivo, costrinse ad uno sbarco d’emergenza a Pozzuoli. Per circa due secoli, fu collocata in una cappella ad essa dedicata,fuori dall’abitato.
Nel 568, vi fu il trasferimento nella Chiesa Cattedrale di Cuma, ove rimase fino al 1207, elevata a Compatrona con San Massimo. Salvata dalla distruzione, dalle suore di Donna Regina di Napoli, fu trasportata al Monastero di Montevergine. Nel 1643, una mascella e due denti della Santa, conservati in un simulacro d’argento, unitamente al certificato di autentica, furono donati alla Chiesa di Santa Sofia Vergine e Martire. Sempre a Giugliano, nella parte di feudo che fu dei Filomarino (Deganzano, ancor prima del 1274 detta Dogalzano dei Baraballa), vi era una chiesa antichissima di Santa Giuliana Martire, governata da economi secolari e servita a titolo di rettoria da preti secolari, i quali vi officiavano come preti benefiati, godendo di pingue rendite.
© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Dipinto medioevale che vede Giuliana con alla catena il demonio – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).