Torri costiere del Regno di Napoli in Terra di Lavoro
RUBRICA – I CONFINI DI LITERNUM
Sin dalla antichità furono costruite torri di difesa e avvistamento, contro i pirati e contro le incursioni di ogni genere. A partire dell’età romano sono documentate torri di difesa lungo le mura e dopo la “caduta” dell’Impero Romano d’Occidente abbiamo notizie di torri nei castrum, antichi villaggi fortificati. Ma è a partire dal X-XI sec., e successivamente con gli Angioini, che si pensò a sistemi di difesa permanente con segnalazioni con fuochi fumo dall’alto di torri costiere o di promotori.
Nel 1501, nel regno di Napoli, il progetto di difesa permanente fu ripreso ma soltanto con don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, vicerè di Napoli dal 1532 al 1553, fu organizzata una vera difesa costiero del regno. Nel 1533 il vicerè di Carlo V d’Asburgo emanò delle ordinanze per le singole università (antenati degli odierni comuni) affinché costruissero, a proprie spese, torri di avvistamento e difesa. Per finanziare questo progetto, nel 1567 si impose una tassa di 22 grana su tutti i fuochi del regno. Erano escluse le università che distavano più di 12 miglia dalla costa.
In Terra di Lavoro le torri di avvistamento e difesa erano più di quaranta. Di queste la maggior parte sono andate distrutte anche se ci restano le testimonianza dei toponimi.
© Foto e testo di Giuseppe Miraglia
In copertina: Torre costiera di Scauri – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).