La Confraternita del SS. Crocifisso
RUBRICA – DIVINI DEVOTI
La Confraternita del Santissimo Crocifisso è probabilmente uno dei sodalizi più antiche di Aversa. Sappiamo che in passato aveva molti confratelli ma a partire degli anni ’20 del XIX sec. cominciò un graduale declino che portò la congrega all’estinzione a metà del XX sec. Anche se non ci sono notizie certe della sua fondazione dobbiamo pensare che sia stata istituita intorno alla seconda metà del XVI sec.
In origine la confraternita risiedeva in una cappella della parrocchia di Sant’Audeno e soltanto nel 1941, dismessa quest’antica chiesa per decisione del vescovo Cesarano, i confratelli ottennero il permesso di trasferirsi nella chiesa della Divina Pastora a Via Drengot (la parrocchia di Sant’Audeno fu nel 1934 nella chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini dove tutt’oggi risiede) . Dalla sede di Sant’Audeno la congrega ereditò l’altare del SS. Crocifisso e le tradizioni di un’altra antica confraternita, quella di Santa Maria della Misericordia, che risiedeva nella parrocchia e si era estinta nel 1935. Anche se la confraternita del SS. Crocifisso è estinta è ancora riportata nell’Annuario Diocesano del 2018, possiamo considerarla quindi “quiescente” ed inclusa nella parrocchia di San Nicola, della quale è sussidiaria la chiesa della Divina Pastora. Infatti attualmente l’antico crocifisso della congrega si trova esposto sull’altare maggiore della chiesa di San Nicola.
Come detto, anche se grande per numero di confratelli, la congrega non fu mai particolarmente ricca, lo dimostra il fatto che riuscì ad avere una propria sede molto tardi rispetto agli altri sodalizi aversani (come per esempio quello dell’Immacolata Concezione o quello di San Rocco riuscirono a dotarsi di chiese proprie già tra il XVI ed il XVII sec.). Dagli studi di Nello Ronga sugli atti della congrega scopriamo che la “Cappella del SS. Crocefisso” pagava circa quattro ducati per ogni confratello deceduto: un ducato al parroco, 5 carlini ai beccamorti, 2,5 ducati per dieci messe lette e una solenne. Ancora più modeste erano le spese per i “sollecitari dei parzonali“, spesso notai o avvocati impegnati per il pagamento degli estagli e degli importi per le annualità di capitali. La confraternita, che aveva in tutto 24 ducati di rendite derivanti da capitali, pagava al proprio notaio appena un ducato all’anno, a fonte dei 5 o 6 ducati pagati da altri sodalizi.
Nonostante fosse povera la congrega del SS. Crocifisso di Aversa fu sempre presa in grande considerazione tanto che nel 1608, a riconoscimento della sua antichità e delle pratiche devozionali, fu “aggregata” all’Arciconfraternita romana del SS. Crocifisso. A Roma infatti esisteva la cosiddetta “Compagnia del Santissimo Crocifisso“, la cui origine era legata ad un episodio miracoloso: nella notte del 23 Maggio 1519 un incendio distrusse la chiesa di San Marcello al Corso; si racconta che all’indomani della catastrofe il popolo ritrovò intatto, tra i resti carbonizzati della chiesa, soltanto il Crocifisso dell’altare maggiore. Si trattava di un crocifisso in legno scuro del XIV sec., di scuola senese, che in seguito a questo avvenimento fu definito “miracoloso”. Il Santissimo Crocifisso, secondo la tradizione, salvò Roma dall’epidemia di peste del 1522 e più volte nella storia protesse l’Urbe da calamità e disastri. Anche papa Francesco ha voluto affidare al “Crocifisso miracoloso” di Roma l’umanità durante la pandemia di coronavirus.
In effetti il culto del SS. Crocefeisso, forse per i particolari richiami alle sofferenze di Gesù sul monte Calvario, è inscindibilmente legato a momenti di difficoltà. Anche ad Aversa vi era la consuetudine che la congrega sfilasse nelle processioni con il proprio crocifisso, specie nei momenti di maggior difficoltà, per proteggere la città normanna ed esorcizzare ogni male. Si ricordano a tal proposito “l’uscita del Crocifisso” in occasione dell’eruzione del Vesuvio del 1707, quella per l’inondazione del 1727 e quella per scongiurare l’epidemia di colera del 1837.
Il crocifisso ligneo di Aversa costituisce una testimonianza artistica di notevole valore: il Cristo morto è sistemato su una croce nera col capo reclinato sul quale è posta una corona raggiata in ottone. L’opera riprende lo schema gotico dell’impostazione del Cristo. Purtroppo non conosciamo l’autore, è probabile che si tratti di una delle maestranze attive negli ambienti della corte angioina di Napoli tra la fine del XIII e l’inizio del XIV sec. Oggi, dopo l’ultimo restauro, il crocifisso è stato posizionato sull’altare maggiore della chiesa di San Nicola, in precedenza era collocato in una cappella a sinistra del presbiterio.
I confratelli della Confraternita del SS. Crocifisso indossavano: una cappa di colore rosso e portavano un crocifisso appeso al collo.
© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: Crocifisso ligneo esposto nella chiesa di San Nicola – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).